Startup: la migliore dell’anno è Slack e nasce da un fallimento

Slack è la startup dell'anno

La startup del momento si chiama Slack, è nata a febbraio del 2014, ha quasi due milioni di utenti e un fatturato da 45 milioni di dollari: qualche giorno fa Inc.com, il celebre magazine americano dedicato al mondo del business e delle imprese, l’ha insignita del titolo di migliore startup dell’anno.

La sua storia, come quella del creatore Stewart Butterfield, non è stata facile ed è stata anche “macchiata” dal fallimento, prima di esplodere in maniera decisiva.

Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto, cos’è Slack? È molto semplice: un servizio di messaggistica (tipo Whatsapp) pensato specificatamente per i team di lavoro. Con Slack è possibile integrare tutta una serie di servizi, come la condivisione di documenti online (Google Drive, DropBox), la possibilità di fare call conference (Hangout), iniziare argomenti di conversazione utilizzando un hashtag, come in Twitter. In più, con quest’app è possibile effettuare ricerche nell’archivio di tutte le proprie conversazioni lavorative, per recuperare vecchi documenti, decisioni importanti o idee precedentemente accantonate. Per le sue caratteristiche, Slack è stata definita come “il killer delle email”. E malgrado la sua semplicità, ha conquistato subito mezzo mondo, a partire da colossi del calibro di Amazon, eBay e Sony.

Come dicevamo all’inizio, tutto è nato da un fallimento e da un’esigenza specifica.

Stewart Butterfield, CEO e fondatore della startup, si laurea in filosofia per intraprendere la carriera universitaria. E nel tempo libero si diletta a realizzare siti web e giochi per computer. Ed è proprio grazie a quest’ultima attività che lo startupper impara una lezione importante: dietro i fallimenti, si nasconde sempre un successo potenziale. E a Stewart è accaduto ben due volte.

La prima, dopo aver realizzato un gioco fantasy, Game Neverending. Il videogame non ha alcun introito, ma Butterfield ha già pronto un piano B: usare una parte del codice del videogame per creare una piattaforma social di condivisione di fotografie e immagini. Quell’esperimento si chiama Flickr: un successo mondiale, acquistato di lì a poco da Yahoo! per 25 milioni di dollari.

Al social, Butterfield ci lavora per tre anni, ma il suo cervello non smette mai di macinare idee. Nel 2008 è la volta di un secondo gioco fantasy, Glitch. Si tratta di un tonfo inimmaginabile: malgrado tanta esperienza alle spalle e un investimento da 17 milioni di dollari, le cose vanno malissimo. Il gioco, dicono, arriva fuori tempo: le persone stanno cominciando a “emigrare” sugli smartphone e gli altri dispositivi mobili; un gioco per desktop è considerato ormai antiquato.

Però Butterfield ha ancora una volta la soluzione in tasca e tira fuori dal cilindro una nuova startup. Mentre lavorano a Glitch, infatti, i membri del suo team sono in diverse città, o addirittura nazioni (New York, San Francisco, Vancouver). Ecco perché hanno sviluppato un mezzo di comunicazione interno, che fosse intuitivo e non intasasse le caselle di posta con centinaia di mail: “Abbiamo sviluppato il sistema pensando alle nostre esigenze. E funzionava: perché non proporlo anche ad altre aziende?”, ha raccontato Butterfield.

Ed ecco l’idea per Slack, la startup dell’anno nata da un fallimento (anzi due).

(Photo Credit: Slack)